Post by Miss O' Dell on Jun 26, 2007 7:55:26 GMT 1
Questo è un brano del libro "Waiting for the Beatles".
L'autrice (Carol) racconta della prima volta che va in Inghilterra a cercare i Beatles e giunta alla casa di George incontra una fan inglese (Ruth) che stazionava lì più o meno tutti i giorni...
“Ruth, queste rose sono belle. George ha un giardiniere che gliele cura?” Chiesi. Le belle rose erano allineate lungo il vialetto che porta dal cancello alla casa.
“Non parlarmi di quelle rose!” disse Ruth “Sono state la causa del litigio che ho avuto una volta con George”.
Mi disse che una volta aveva preso una rosa. Prima che lei se ne rendesse conto, George non solo era uscito di casa e sceso per il viale, ma l’aveva presa ferocemente per un braccio.
“Non prendere le mie rose” gridò “Le coltivo io stesso. Come osi. Sono lì perché io le possa guardare, non perché tu le possa prendere!” E la colpì duramente sulla schiena.
Non c’è bisogno di dire che non avrebbe dovuto farlo. Prima che lui potesse tornare indietro, Ruth piantò un calcio sul suo stinco. George cadde a terra agonizzante, tenendosi la gamba con entrambe le mani. Ruth iniziò a spiegargli che le rose devono poter essere ammirate da chiunque, che lui doveva sentirsi orgoglioso che lei ne avesse presa una, invece che arrabbiato e che se l’avesse colpita di nuovo gli avrebbe dato un calcio nelle palle. A questo punto George le disse che poteva tenersi la rosa, ma non gli piaceva che qualcuno le prendesse. Passava molto tempo a curarle e gli piaceva guardarle crescere.
Ruth si ammorbidì un po’ e lo aiutò a rialzarsi. “Beh, mi dispiace. Non lo farò più, lo prometto. Ma tu non dovresti prendere a botte le ragazze.” George, che si stava ancora massaggiando lo stinco, rispose: “Non c’è bisogno che tu me lo ricordi.”
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Ce lo vedo, ce lo vedo!!!
L'autrice (Carol) racconta della prima volta che va in Inghilterra a cercare i Beatles e giunta alla casa di George incontra una fan inglese (Ruth) che stazionava lì più o meno tutti i giorni...
“Ruth, queste rose sono belle. George ha un giardiniere che gliele cura?” Chiesi. Le belle rose erano allineate lungo il vialetto che porta dal cancello alla casa.
“Non parlarmi di quelle rose!” disse Ruth “Sono state la causa del litigio che ho avuto una volta con George”.
Mi disse che una volta aveva preso una rosa. Prima che lei se ne rendesse conto, George non solo era uscito di casa e sceso per il viale, ma l’aveva presa ferocemente per un braccio.
“Non prendere le mie rose” gridò “Le coltivo io stesso. Come osi. Sono lì perché io le possa guardare, non perché tu le possa prendere!” E la colpì duramente sulla schiena.
Non c’è bisogno di dire che non avrebbe dovuto farlo. Prima che lui potesse tornare indietro, Ruth piantò un calcio sul suo stinco. George cadde a terra agonizzante, tenendosi la gamba con entrambe le mani. Ruth iniziò a spiegargli che le rose devono poter essere ammirate da chiunque, che lui doveva sentirsi orgoglioso che lei ne avesse presa una, invece che arrabbiato e che se l’avesse colpita di nuovo gli avrebbe dato un calcio nelle palle. A questo punto George le disse che poteva tenersi la rosa, ma non gli piaceva che qualcuno le prendesse. Passava molto tempo a curarle e gli piaceva guardarle crescere.
Ruth si ammorbidì un po’ e lo aiutò a rialzarsi. “Beh, mi dispiace. Non lo farò più, lo prometto. Ma tu non dovresti prendere a botte le ragazze.” George, che si stava ancora massaggiando lo stinco, rispose: “Non c’è bisogno che tu me lo ricordi.”
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Ce lo vedo, ce lo vedo!!!