Post by Miss O' Dell on Jul 20, 2007 7:26:34 GMT 1
Ho tradotto questo articolo che era su un sito di arredamento in inglese.
“George era dei Pesci, quindi gli piaceva essere circondato dall’acqua.” Dice Olivia Harrison del suo defunto marito George. Nel loro possedimento nel Sud Pacifico, sull’Hamilton Island, nelle isole australiane di Whitsunday “la piscina viene proprio dentro casa e c’è una passerella sopra. Avrebbe sempre voluto camminare sull’acqua, quindi al cosa che più ci si avvicinava era camminare sopra l’acqua.”
Un posto di rifugio per la famiglia e per accogliere gli amici, si chiamava “Letsbeavenue” una parola unica presa dall’attore inglese Tommy Cooper che sta per “Let’s be having you” (Ti accogliamo). Anche se la proprietà era lontana dalla loro casa di Maui (Hawaii) e dall’altra parte del mondo rispetto al palazzo di Henley on Thames, dove passavano la maggior parte del tempo, questa enorme distanza era la sua attrattiva.
“George cercava sempre di andare il più lontano possibile” dice Olivia “Scoprimmo le Hawaii e costruimmo una casa là. Ma lui voleva continuare ad andare. Andammo in Tasmania, Nuova Zelanda, Australia. Cercava la solitudine. Come se dicesse “Quanto posso andare lontano?””
All’inizio degli anni ’80 uno dei suoi amici alle Hawaii, il pilota di formula uno Jackie Stewart, gli suggerì di andare a vedere il Gran Premio di Australia. “Jackie conosceva Hamilton Island” dice Olivia “Non era sviluppata, con un solo bungalow in tutta l’isola. Era immacolata e stupenda, proprio quello che cercava George.”
Nei seguenti 4 anni la coppia comprò un lotto di sei acri su una scogliera e costruirono il loro ritiro tropicale. “Amava l’idea di stare lì e gli australiani lo amavano. Aveva dei bei ricordi dell’Australia. Quando i Beatles la visitarono, li andò a vedere molta più gente di quanta se ne fosse mai mossa per la regina.”
Da Beatle, George aveva realizzato molti dei suoi sogni. Ma, al realizzarsi di tutte le preghiere, fu come sopraffatto. “Era sconvolto dall’esperienza con i Beatles” dice Olivia “letteralmente sconvolto. Odiava i rumori forti. E immagina se tutti i giorni, per tutto il giorno, per 5 o 6 anni, la gente ti urlava, e quando aprivi la porta o entravi in macchina, ti guardava attraverso le finestre. Poi ci sono state le minacce di morte. E allora volle andare lontano. E voleva il sole.”
George Harrison crebbe negli inverni gelati della Liverpool post-bellica, in una casa che aveva un camino e una stufa, ma non il riscaldamento in tutta la casa. “Da bambino si svegliava d’inverno mezz’ora prima di alzarsi. Doveva tagliare il ghiaccio dall’interno delle finestre, era dentro!”.
Suo padre, un ex marinaio, raccontava a George storie sui tropici, riempiendo la sua mente con immagini del Pacifico. “George amava il Sud Pacifico. Voleva che la casa fosse perfettamente inserita nel paesaggio dell’isola. Quando la progettava, voleva strutture rotonde come le case di Fiji. Dato che i muri sono ricurvi erano difficili da decorare. Ma non comprò quadri. Gli piacevano le sculture, specialmente della Nuova Guinea. Comprò molti oggetti della fertilità, totem, e drappi tapa.
La casa principale aveva un bagno e 3 stanze per gli ospiti, tutte costruite in bambù e materiali indigeni. “I tre tronchi al centro della sala li aveva trovati sull’isola.” Dice Olivia “Girava per l’isola per raccogliere piante per il nostro giardino. Prese anche grandi alberi e li ripiantò. Disse “Voglio che diventi una giungla.””
Dato che Hamilton Island non si è mai sviluppata troppo, è piena di creature degli antipodi. Stando in quella casa Olivia dice che “a volte era come essere allo zoo, tranne che gli animali non erano in gabbia, perché avevamo lucertole, kookaburra, wallaby e serpenti alle finestre che ci guardavano.”
Ispirato dall’esotismo e dalla semplicità della vita tropicale, George scrisse la canzone “Gone Troppo” che contiene la strofa. “He smile, mucho in a sunshine High life, counting de fruit bat “(Lui sorride, molto sotto il sole. Vita lussuosa, contando i pipistrelli). “La nostra ultima visita a Lesbeavenue fu nel 2000. Fu l’ultimo dei nostri grandi viaggi insieme, prima dell’ancora più grande viaggio di George.”
“George era dei Pesci, quindi gli piaceva essere circondato dall’acqua.” Dice Olivia Harrison del suo defunto marito George. Nel loro possedimento nel Sud Pacifico, sull’Hamilton Island, nelle isole australiane di Whitsunday “la piscina viene proprio dentro casa e c’è una passerella sopra. Avrebbe sempre voluto camminare sull’acqua, quindi al cosa che più ci si avvicinava era camminare sopra l’acqua.”
Un posto di rifugio per la famiglia e per accogliere gli amici, si chiamava “Letsbeavenue” una parola unica presa dall’attore inglese Tommy Cooper che sta per “Let’s be having you” (Ti accogliamo). Anche se la proprietà era lontana dalla loro casa di Maui (Hawaii) e dall’altra parte del mondo rispetto al palazzo di Henley on Thames, dove passavano la maggior parte del tempo, questa enorme distanza era la sua attrattiva.
“George cercava sempre di andare il più lontano possibile” dice Olivia “Scoprimmo le Hawaii e costruimmo una casa là. Ma lui voleva continuare ad andare. Andammo in Tasmania, Nuova Zelanda, Australia. Cercava la solitudine. Come se dicesse “Quanto posso andare lontano?””
All’inizio degli anni ’80 uno dei suoi amici alle Hawaii, il pilota di formula uno Jackie Stewart, gli suggerì di andare a vedere il Gran Premio di Australia. “Jackie conosceva Hamilton Island” dice Olivia “Non era sviluppata, con un solo bungalow in tutta l’isola. Era immacolata e stupenda, proprio quello che cercava George.”
Nei seguenti 4 anni la coppia comprò un lotto di sei acri su una scogliera e costruirono il loro ritiro tropicale. “Amava l’idea di stare lì e gli australiani lo amavano. Aveva dei bei ricordi dell’Australia. Quando i Beatles la visitarono, li andò a vedere molta più gente di quanta se ne fosse mai mossa per la regina.”
Da Beatle, George aveva realizzato molti dei suoi sogni. Ma, al realizzarsi di tutte le preghiere, fu come sopraffatto. “Era sconvolto dall’esperienza con i Beatles” dice Olivia “letteralmente sconvolto. Odiava i rumori forti. E immagina se tutti i giorni, per tutto il giorno, per 5 o 6 anni, la gente ti urlava, e quando aprivi la porta o entravi in macchina, ti guardava attraverso le finestre. Poi ci sono state le minacce di morte. E allora volle andare lontano. E voleva il sole.”
George Harrison crebbe negli inverni gelati della Liverpool post-bellica, in una casa che aveva un camino e una stufa, ma non il riscaldamento in tutta la casa. “Da bambino si svegliava d’inverno mezz’ora prima di alzarsi. Doveva tagliare il ghiaccio dall’interno delle finestre, era dentro!”.
Suo padre, un ex marinaio, raccontava a George storie sui tropici, riempiendo la sua mente con immagini del Pacifico. “George amava il Sud Pacifico. Voleva che la casa fosse perfettamente inserita nel paesaggio dell’isola. Quando la progettava, voleva strutture rotonde come le case di Fiji. Dato che i muri sono ricurvi erano difficili da decorare. Ma non comprò quadri. Gli piacevano le sculture, specialmente della Nuova Guinea. Comprò molti oggetti della fertilità, totem, e drappi tapa.
La casa principale aveva un bagno e 3 stanze per gli ospiti, tutte costruite in bambù e materiali indigeni. “I tre tronchi al centro della sala li aveva trovati sull’isola.” Dice Olivia “Girava per l’isola per raccogliere piante per il nostro giardino. Prese anche grandi alberi e li ripiantò. Disse “Voglio che diventi una giungla.””
Dato che Hamilton Island non si è mai sviluppata troppo, è piena di creature degli antipodi. Stando in quella casa Olivia dice che “a volte era come essere allo zoo, tranne che gli animali non erano in gabbia, perché avevamo lucertole, kookaburra, wallaby e serpenti alle finestre che ci guardavano.”
Ispirato dall’esotismo e dalla semplicità della vita tropicale, George scrisse la canzone “Gone Troppo” che contiene la strofa. “He smile, mucho in a sunshine High life, counting de fruit bat “(Lui sorride, molto sotto il sole. Vita lussuosa, contando i pipistrelli). “La nostra ultima visita a Lesbeavenue fu nel 2000. Fu l’ultimo dei nostri grandi viaggi insieme, prima dell’ancora più grande viaggio di George.”