Post by Martha on Sept 1, 2015 7:06:49 GMT 1
L'esordio da solista (1970)
« Per tutti quegli anni c'è stato fra noi un legame molto stretto. I Beatles non potranno mai dividersi davvero perché, come abbiamo detto al momento della separazione, non c'è davvero nessuna differenza. La musica c'è, i film sono ancora lì. Qualsiasi cosa che abbiamo fatto c'è ancora e ci sarà per sempre. Quel che c'è, c'è, non era poi così importante. È un po' come Enrico VIII, o Hitler, o uno di quei personaggi storici sui quali si fanno sempre vedere dei documentari: il loro nome resterà scritto per sempre e senza dubbio lo sarà anche quello dei Beatles. Ma la mia vita non è cominciata con i Beatles e non è finita con loro »
(George Harrison)
Quando i Beatles si sciolsero, Harrison aveva solo ventisette anni. Aveva comunque trovato la sua identità musicale ed era pronto per iniziare la carriera solista. Il vero e proprio esordio avvenne con All Things Must Pass (1970), un album ambizioso e di grossa mole in cui poté mettere pienamente in luce la maturità artistica raggiunta. Il disco è triplo, co-prodotto con Phil Spector e registrato con Eric Clapton e Dave Mason, ed è unanimemente considerato il suo capolavoro. Quando uscì sorprese notevolmente la critica, che aveva sottovalutato per lungo tempo il talento del chitarrista ed ottenne un notevole successo di pubblico, arrivando a vendere la sorprendente quantità di circa sette milioni di copie in tutto il mondo, di cui circa la metà negli Stati Uniti. Il pezzo forte dell'album era il singolo My Sweet Lord, brano di enorme successo che arriva primo nella Billboard Hot 100 per quattro settimane e più tardi accusato di plagio per avere la melodia troppo simile a quella di He's So Fine, un successo delle Chiffons risalente ai primi anni sessanta.
La causa di plagio tra My Sweet Lord e He's So Fine è senza dubbio una delle più lunghe e controverse. Arrivò in tribunale nel 1976 e terminò inizialmente con una sentenza secondo cui Harrison aveva inconsciamente plagiato la canzone. Harrison fu per questo accusato di "plagio inconsapevole" e gli venne comminata una multa di oltre 1.600.000 dollari. In seguito si scoprì che il suo manager di allora, Allen Klein, faceva il doppio gioco, "comprando" il caso e cercando di acquistare per sé i diritti di He's So Fine. In questo modo Harrison avrebbe dovuto pagare la multa comminatagli dal giudice al suo ex-manager. Di conseguenza, fu intentata un'altra causa, che terminò nel 1990 con la cessione ad Harrison dei diritti della canzone plagiata nei mercati più importanti dietro il pagamento delle sole spese che Klein sostenne, pari a 576.000 dollari.
Il concerto per il Bangladesh (1971)
Nell'estate del 1971, rispondendo ad un invito di Ravi Shankar, Harrison organizzò in prima persona il celebre "Concerto per il Bangladesh", iniziativa benefica a favore delle popolazioni di profughi dalla guerra civile tra India e Pakistan che portò alla costituzione dello Stato del Bangladesh.
L'evento, che sarebbe diventato il suo "fiore all'occhiello", fu la prima iniziativa musicale di beneficenza di ampia portata ed ebbe una risonanza mondiale. Il 1º agosto furono organizzati due spettacoli dal vivo al Madison Square Garden di New York che fecero registrare il "tutto esaurito" grazie alla presenza di ospiti illustri quali Bob Dylan, Ravi Shankar, Eric Clapton, Leon Russell e Ringo Starr.
Gli spettacoli furono seguiti da un pubblico di circa 40.000 spettatori. Il secondo concerto fu registrato e pubblicato sul triplo LP live intitolato The Concert for Bangla Desh (1971), che ottenne un notevole successo in tutto il mondo, vendendo circa cinque milioni di copie.
Dall'evento fu ricavato anche un film concerto dallo stesso titolo (1972). George Harrison e Ravi Shankar ricevettero poi il premio Child Is The Father of the Man dall'UNICEF, come riconoscimento per gli impegni umanitari, mentre il doppio album ricevette il premio "Album dell'anno" ai Grammy Awards del 1972.
Considerando la portata dell'evento, gli intenti benefici furono tuttavia raggiunti soltanto parzialmente. Nel corso del 1972, i funzionari del Fisco americano sollevarono varie questioni in merito ai proventi raccolti dal concerto e dalle iniziative connesse.
L'album, tra l'altro, non fu considerato una pubblicazione benefica, con la conseguente applicazione sui proventi della normale tassazione per le pubblicazioni standard. Una parte consistente dei fondi raccolti rimase quindi bloccata fino al 1981.
Fu un duro colpo per Harrison, che rimpianse per lungo tempo il fatto di aver organizzato il concerto in fretta (cinque settimane soltanto) e di non aver istituito, causa i tempi ristretti, una fondazione benefica a cui destinare subito e senza problemi tutti i fondi raccolti.
Da Living in the Material World alla fine degli anni settanta (1973 – 1979)
Come riflesso dei suoi interessi umanitari e soprattutto dopo le spiacevoli vicende fiscali seguite al Concerto per il Bangladesh, nell'aprile 1973 Harrison istituì la Material World Charitable Foundation, una fondazione con cui volle supportare attivamente vari progetti di beneficenza in tutto il mondo. Alla fondazione decise di donare i proventi derivanti dai diritti d'autore di alcune canzoni incluse nel suo album successivo, Living in the Material World, che ancora una volta fece registrare vendite molto alte, stimate in oltre quattro milioni di copie in tutto il mondo, anche grazie al successo del singolo Give Me Love (Give Me Peace On Earth) che arriva primo nella Billboard Hot 100. Dai testi di molte canzoni dell'album si capiva quanto Harrison fosse preoccupato per le condizioni del mondo e quanto fosse interessato alla spiritualità anziché alla materialità.
Nel 1974 Harrison fondò una propria etichetta discografica, la Dark Horse Records, la cui prima scrittura andò all'amico e maestro di sitar Ravi Shankar. Proprio con lui, tra novembre e dicembre di quell'anno, Harrison effettuò una tournée di cinquanta concerti tra gli Stati Uniti ed il Canada. L'evento promosse l'uscita dell'album Dark Horse e del singolo omonimo. Tuttavia, in quel periodo Harrison fu affetto da una persistente laringite e le sue performance vocali durante i concerti furono alquanto stentate. Decise comunque di portare a termine la tournée che, sebbene ben seguita dal pubblico, ricevette critiche pesantemente negative da parte della stampa americana. A causa di questa reazione negativa, le vendite del nuovo album furono seriamente compromesse (furono meno della metà di quelle dell'album precedente), così come fu messa in discussione addirittura la reputazione di Harrison nel music business internazionale.
Le critiche suscitate dal tour americano contribuirono, almeno in parte, a favorire il graduale distacco di Harrison dalla ribalta. Nella seconda metà degli anni settanta le sue apparizioni pubbliche furono sporadiche e tra esse si ricordano: una partecipazione televisiva al programma Saturday Night Live con Paul Simon nel 1976, una partecipazione allo special televisivo Ringo nel 1978 e, pochi mesi dopo, una piccola parte in All You Need Is Cash (1978), un graffiante film parodistico di Eric Idle (del gruppo di comici inglesi Monty Python) sulla storia dei Rutles, una banda fittizia che prendeva in giro i Beatles.
Harrison continuò a pubblicare nuovi album, registrati per lo più nel suo studio privato a Friar Park, uno tra i più sofisticati del mondo. Le vendite dei dischi si mantennero su livelli piuttosto buoni e gli fruttarono qualche altro successo di media classifica. Nel 1975 pubblicò l'album Extra Texture (Read All About It) che portò al successo il singolo You. L'anno seguente uscì, invece, Thirty-Three & 1/3 che portò al successo i singoli This Song e Crackerbox Palace.
Dall'ultima parte degli anni settanta Harrison iniziò a dedicare molto del suo tempo libero a due passatempi: le corse automobilistiche di Formula Uno (per cui fu ospite frequente tra il pubblico degli appassionati in varie parti del mondo) e la cura attenta per lo splendido parco della sua tenuta di Friar Park, nei pressi di Oxford. Alla fine del decennio, ad oltre due anni dall'album precedente, uscì l'album eponimo George Harrison (1979) che portò al successo il singolo Blow Away.
La HandMade Films (1978 - 1982)
Alla fine degli anni settanta, l'amicizia con il gruppo di comici Monty Python lo stimolò nel finanziare la produzione del film Life Of Brian (1978), inizialmente rifiutato dalla Warner Brothers. L'iniziativa ebbe successo tanto da indurlo a fondare con il socio Dennis O' Brien la casa di produzione HandMade Films, parte della Dark Horse Productions, con l'obiettivo di finanziare pellicole dal budget contenuto, che le case più grandi avrebbero magari rifiutato.
Successivamente, nel 1979 Harrison pubblicò, prima in edizione limitata (Genesis Publications) poi in edizione commerciale (1980), il libro I, Me, Mine, una breve ma celebre autobiografia in cui rivelava retroscena inediti e amari dell'epoca dei Beatles e del suo difficile rapporto con la fama e con lo show business, due realtà molto spesso accettate con riluttanza.
Da Somewhere in England agli anni del ritiro dalle scene (1981 – 1987)
Negli anni ottanta Harrison ridusse notevolmente l'attività musicale e si dedicò prevalentemente alla produzione cinematografica, ottenendo buoni successi internazionali soprattutto come produttore esecutivo dei film dei Monty Python. Nel corso della sua attività, la HandMade Films alternò pellicole di successo ad episodi meno fortunati. Verso la metà del decennio la casa di produzione di Harrison diventò una presenza importante nell'ambito del cinema indipendente britannico. Harrison fu costretto a vendere la HandMade Films nel 1994, per motivi economici.
Sul fronte discografico, l'album Somewhere in England (1981) subì parecchi ritardi ed uscì sul mercato in un'edizione differente da quella inizialmente prevista. La prima versione del disco fu infatti rifiutata dalla casa discografica, secondo la quale quattro canzoni in essa incluse erano al di sotto dello standard qualitativo di Harrison. Il musicista registrò quindi quattro nuovi brani in sostituzione di quelli scartati, tra i quali la bella All Those Years Ago, suo personale tributo all'ex-collega John Lennon, recentemente scomparso e inizialmente destinata al nuovo album di Ringo Starr. Il singolo, a cui parteciparono lo stesso Ringo, Paul e Linda McCartney, diventò un immediato successo, raggiungendo il primo posto in Canada, il secondo posto negli Stati Uniti e quasi tutte le Top 20 internazionali.
Nonostante il recente successo, Harrison si sentiva sempre più in difficoltà nel mettersi in relazione con il music business del tempo, di cui faceva parte suo malgrado. Per far fronte all'ultimo obbligo contrattuale con la Warner Brothers, nel 1982 registrò comunque l'album Gone Troppo per il quale, tuttavia, non volle effettuare alcuna promozione. Per questa ragione, una volta pubblicato, l'album fu un tremendo insuccesso: raggiunse soltanto la 108ª posizione nella classifica degli Stati Uniti e passò praticamente inosservato.
Trascorsero poi ben cinque anni durante i quali l'artista - a parte gli impegni nel campo della cinematografia - rimase lontano dalle cronache e fece parlare di sé assai di rado. Anche le sue apparizioni in pubblico furono scarse: le uniche degne di nota furono un'estemporanea presenza sul palco con i Deep Purple in Australia (1984), la partecipazione allo special televisivo Carl Perkins Tribute (1985) e la partecipazione al concerto per il decimo anniversario della fondazione benefica Prince's Trust (1987).
Rientro in scena (1987 - 1988)
Pubblicato alla fine del 1987, l'album Cloud Nine segnò il prepotente rientro di George Harrison sulla scena musicale ed ottenne un notevole successo, che riuscì a rinverdire antichi fasti. Prodotto insieme a Jeff Lynne, che collaborò anche alla scrittura dei brani, il disco si avvale della presenza di altri illustri colleghi quali Eric Clapton, Elton John, Gary Wright e Ringo Starr.
L'album si segnala, in particolare, per gli arrangiamenti curati e per le melodie fresche e briose, che hanno "aggiornato" la magia dei Beatles agli anni ottanta. Il singolo Got My Mind Set on You, cover di una vecchia canzone di Rudy Clark, riportò il nome di Harrison in vetta alla classifica statunitense dopo molto tempo. Buon successo ottenne anche la canzone When We Was Fab, in cui Harrison ricordava i tempi andati evocando intenzionalmente i Beatles. La canzone deve una parte della sua popolarità al sofisticato e divertente videoclip con cui fu promossa. Nel filmato assieme ad Harrison si vedono Ringo Starr nel ruolo del batterista, Jeff Lynne in quello di un suonatore di violino ed Elton John in quello di un passante che fa l'elemosina a Harrison non accorgendosi di essere derubato dallo stesso. Nel finale del brano (di stile molto "beatlesiano") si sente un assolo di sitar, suonato dallo stesso Harrison per evocare il suo importante periodo di sperimentazione orientale.
Il 25 febbraio 1988, giorno del suo 45º compleanno, Harrison fu ospite al Festival di Sanremo. In quell'occasione fu proiettato il videoclip di When We Was Fab, poi premiato dalla giuria del Festival come "Miglior Video dell'Anno".
I Traveling Wilburys (1988 - 1990)
Alla fine del 1988 suscitò sorpresa la partecipazione di Harrison a Traveling Wilburys (1988), un progetto discografico di moderna american music straordinariamente riuscito. L'album, che ottenne un notevole successo commerciale vendendo quasi sei milioni di copie in tutto il mondo, è accreditato ai fantomatici "fratelli Wilburys", sigla dietro la quale oltre all'ex-Beatle si celavano Bob Dylan, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbison il quale morì improvvisamente poche settimane dopo l'uscita del disco. Questo lavoro deve il suo successo critico e commerciale al fatto di essere riuscito a trarre il meglio da ciascuno dei musicisti coinvolti. In effetti, ottenne un riscontro di vendite superiore a quello che avevano ottenuto (o che avrebbero potuto ottenere) gli album solisti di ciascun componente del gruppo.
Le critiche che in passato avevano messo in ombra una parte della produzione di Harrison erano ormai un lontano ricordo. Anche Paul McCartney, dopo tanti anni, gli propose di tornare a comporre insieme. Harrison tuttavia rifiutò e preferì continuare a lavorare in altre occasioni con i suoi più recenti collaboratori, che avevano invece apprezzato il suo talento da sempre senza mai criticarlo. Nel periodo, Harrison seguì ancora i "Fratelli" anche in alcuni loro progetti solisti, contribuendo agli album Full Moon Fever di Tom Petty, Mystery Girl di Roy Orbison nel 1989 ed a Under the Red Sky di Bob Dylan l'anno successivo.
Sempre nel 1989, il termine del secondo decennio di carriera individuale fu onorato con la pubblicazione di un'antologia, Best of Dark Horse 1976-1989, che raccoglie i brani più importanti del periodo e include due canzoni nuove.
Dal tour in Giappone alla Beatles Anthology (1990 - 1997)
A molto tempo ormai dai fasti dei Beatles, negli anni novanta George Harrison, ormai appagato sotto molti punti di vista, si divise comodamente tra i consueti impegni nel campo della cinematografia ed una comoda attività musicale. L'unico risultato in studio fu il secondo capitolo della saga dei Traveling Wilburys, ironicamente intitolato Traveling Wilburys Vol. 3 (1990), che ottenne un confortante successo commerciale. Il disco è dedicato allo scomparso Roy Orbison ed è realizzato sempre in compagnia dei "fratelli" Bob Dylan, Tom Petty e Jeff Lynne. Quest'ultimo produsse il lavoro assieme ad Harrison.
Espletati gli impegni con la "famiglia" Wilbury, nel dicembre 1991 il chitarrista, convinto da Eric Clapton, decise di affrontare nuovamente il pubblico, a tanti anni dall'ultima tournée. La mossa fu comunque criticata dai media, visto che Harrison optò solo per alcune date da effettuarsi in Giappone. Ad accompagnarlo c'erano l'amico di sempre Eric Clapton e la sua band, un gruppo di musicisti di prima scelta in cui si segnala Chuck Leavell alle tastiere. Il risultato discografico fu il doppio album Live In Japan (1992) che, nonostante le critiche positive, nulla aggiunse alle fortune dell'ex-Beatle. Poco dopo la tournée giapponese, il 6 aprile 1992, Harrison suonò dal vivo alla Royal Albert Hall di Londra. Il concerto faceva parte delle attività promozionali per il lancio del NLP, Natural Law Party (Partito della Legge Naturale), ideologia dietro la quale si celava ancora una volta l'anziano Maharishi. Successivamente, un altro impegno di rilievo fu la sua partecipazione al concerto di tributo alla trentennale carriera dell'amico Bob Dylan realizzato al Madison Square Garden di New York il 16 ottobre 1992 e trasmesso in TV via satellite. Le registrazioni del concerto furono pubblicate sul doppio album dal vivo Bob Dylan - The 30th Anniversary Concert Celebration (1993). Verso la fine dell'anno, il 6 dicembre, Harrison fu poi il primo musicista insignito del "Century Award", prestigioso riconoscimento alla carriera da parte della rivista statunitense Billboard.
Nel 1994, a causa di problemi finanziari, Harrison fu costretto a vendere la HandMade Films. La spiacevole vicenda portò con sé strascichi legali destinati a durare a lungo.
Quello stesso anno, il chitarrista tornò in studio di registrazione insieme con Paul McCartney e Ringo Starr per il progetto Anthology dei Beatles, realizzato tra il 1995 ed il 1996 in un film-documentario e ben tre doppi album. Nonostante le critiche controverse, il progetto ha avuto il potere di consolidare ulteriormente il mito del più famoso gruppo musicale del Novecento.
George appare in alcuni momenti molto sarcastico nel ricordare i vecchi tempi. … Noooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!
Gli ultimi anni (1998 - 2001)
Il meditativo Harrison, come di consueto, tra un progetto e l'altro non fece parlare molto di sé. Dopo l'Anthology dei Beatles, nel 1995 lavorò alla compilazione di In Celebration, un box antologico di Ravi Shankar. Nelle note di copertina del cofanetto ebbe il privilegio di essere definito il vero padrino della world music. Lavorò poi alla produzione di Chants of India (1997), un nuovo album di studio del musicista indiano.
Nel 1998, da un'intervista concessa dallo stesso Harrison, si venne a sapere che il musicista aveva recentemente sofferto di un tumore alla gola provocato, a suo dire, dal fatto di aver ripreso a fumare. Fu uno spiacevole ostacolo, che per un periodo ne bloccò l'attività musicale. Harrison rincuorò comunque i suoi fan, dichiarandosi completamente guarito.
Il 30 dicembre 1999 il musicista subì un'aggressione da uno squilibrato, tale Michael Abram, che lo pugnalò svariate volte al torace, introdottosi nella sua residenza inglese nel corso della notte sfondando una delle porte a vetro. Fu salvato dalla moglie Olivia, che colpì l'aggressore sulla testa con un attizzatoio.
Nel 2000 Harrison curò personalmente la realizzazione di una edizione rimasterizzata del celebre album All Things Must Pass, pubblicata all'inizio del 2001, nella quale tra l'altro aggiunse My Sweet Lord 2000, una nuova versione di My Sweet Lord. Harrison annunciò inoltre l'imminente pubblicazione di un nuovo album unitamente ad un box antologico con nuove ristampe degli album del catalogo Dark Horse Records.
Gli anni successivi alla scomparsa
Contemporaneamente alla pubblicazione di Brainwashed, la moglie Olivia ed Eric Clapton hanno organizzato un concerto in tributo alla sua memoria, Concert for George, svoltosi alla Royal Albert Hall di Londra il 29 novembre 2002. La registrazione è stata pubblicata sull'album Concert for George (2003). All'evento hanno partecipato Ravi Shankar, Paul McCartney, Ringo Starr, Eric Clapton, Tom Petty, Jeff Lynne, Gary Brooker, Billy Preston, Albert Lee, Joe Brown, Anoushka Shankar e il figlio Dhani. È spiccata la grande assenza di Bob Dylan.
All'inizio del 2004 è stato pubblicato il cofanetto The Dark Horse Years - 1976-1992, contenente le nuove ristampe degli album da Thirty-Three & 1/3 a Live in Japan, di cui Harrison aveva già parlato intorno al 2000. Tutti gli album del periodo (fuori catalogo da alcuni anni) sono stati quindi reimmessi sul mercato accompagnati da un interessante DVD con interviste inedite e divertenti video promozionali di alcune canzoni.
A ottobre 2005, infine, il concerto per il Bangladesh (album e film) è stato nuovamente pubblicato sia su doppio CD sia su DVD.
Nel settembre 2006 è stata pubblicata la versione rimasterizzata di Living in the Material World del 1973 (in versione normale e in formato deluxe).
Il 29 novembre 2006, a cinque anni esatti dalla scomparsa di George Harrison, Editori Riuniti (Collana Pensieri e Parole) pubblica Le Canzoni di George Harrison di Michelangelo Iossa, il primo libro italiano che analizza i testi di tutti i brani del canzoniere harrisoniano, dal periodo-Beatles sino alle produzioni postume.
Nell'ottobre del 2011 è stato rilasciato un documentario su George Harrison, diretto da Martin Scorsese, intitolato George Harrison: Living in the Material World.
« Per tutti quegli anni c'è stato fra noi un legame molto stretto. I Beatles non potranno mai dividersi davvero perché, come abbiamo detto al momento della separazione, non c'è davvero nessuna differenza. La musica c'è, i film sono ancora lì. Qualsiasi cosa che abbiamo fatto c'è ancora e ci sarà per sempre. Quel che c'è, c'è, non era poi così importante. È un po' come Enrico VIII, o Hitler, o uno di quei personaggi storici sui quali si fanno sempre vedere dei documentari: il loro nome resterà scritto per sempre e senza dubbio lo sarà anche quello dei Beatles. Ma la mia vita non è cominciata con i Beatles e non è finita con loro »
(George Harrison)
Quando i Beatles si sciolsero, Harrison aveva solo ventisette anni. Aveva comunque trovato la sua identità musicale ed era pronto per iniziare la carriera solista. Il vero e proprio esordio avvenne con All Things Must Pass (1970), un album ambizioso e di grossa mole in cui poté mettere pienamente in luce la maturità artistica raggiunta. Il disco è triplo, co-prodotto con Phil Spector e registrato con Eric Clapton e Dave Mason, ed è unanimemente considerato il suo capolavoro. Quando uscì sorprese notevolmente la critica, che aveva sottovalutato per lungo tempo il talento del chitarrista ed ottenne un notevole successo di pubblico, arrivando a vendere la sorprendente quantità di circa sette milioni di copie in tutto il mondo, di cui circa la metà negli Stati Uniti. Il pezzo forte dell'album era il singolo My Sweet Lord, brano di enorme successo che arriva primo nella Billboard Hot 100 per quattro settimane e più tardi accusato di plagio per avere la melodia troppo simile a quella di He's So Fine, un successo delle Chiffons risalente ai primi anni sessanta.
La causa di plagio tra My Sweet Lord e He's So Fine è senza dubbio una delle più lunghe e controverse. Arrivò in tribunale nel 1976 e terminò inizialmente con una sentenza secondo cui Harrison aveva inconsciamente plagiato la canzone. Harrison fu per questo accusato di "plagio inconsapevole" e gli venne comminata una multa di oltre 1.600.000 dollari. In seguito si scoprì che il suo manager di allora, Allen Klein, faceva il doppio gioco, "comprando" il caso e cercando di acquistare per sé i diritti di He's So Fine. In questo modo Harrison avrebbe dovuto pagare la multa comminatagli dal giudice al suo ex-manager. Di conseguenza, fu intentata un'altra causa, che terminò nel 1990 con la cessione ad Harrison dei diritti della canzone plagiata nei mercati più importanti dietro il pagamento delle sole spese che Klein sostenne, pari a 576.000 dollari.
Il concerto per il Bangladesh (1971)
Nell'estate del 1971, rispondendo ad un invito di Ravi Shankar, Harrison organizzò in prima persona il celebre "Concerto per il Bangladesh", iniziativa benefica a favore delle popolazioni di profughi dalla guerra civile tra India e Pakistan che portò alla costituzione dello Stato del Bangladesh.
L'evento, che sarebbe diventato il suo "fiore all'occhiello", fu la prima iniziativa musicale di beneficenza di ampia portata ed ebbe una risonanza mondiale. Il 1º agosto furono organizzati due spettacoli dal vivo al Madison Square Garden di New York che fecero registrare il "tutto esaurito" grazie alla presenza di ospiti illustri quali Bob Dylan, Ravi Shankar, Eric Clapton, Leon Russell e Ringo Starr.
Gli spettacoli furono seguiti da un pubblico di circa 40.000 spettatori. Il secondo concerto fu registrato e pubblicato sul triplo LP live intitolato The Concert for Bangla Desh (1971), che ottenne un notevole successo in tutto il mondo, vendendo circa cinque milioni di copie.
Dall'evento fu ricavato anche un film concerto dallo stesso titolo (1972). George Harrison e Ravi Shankar ricevettero poi il premio Child Is The Father of the Man dall'UNICEF, come riconoscimento per gli impegni umanitari, mentre il doppio album ricevette il premio "Album dell'anno" ai Grammy Awards del 1972.
Considerando la portata dell'evento, gli intenti benefici furono tuttavia raggiunti soltanto parzialmente. Nel corso del 1972, i funzionari del Fisco americano sollevarono varie questioni in merito ai proventi raccolti dal concerto e dalle iniziative connesse.
L'album, tra l'altro, non fu considerato una pubblicazione benefica, con la conseguente applicazione sui proventi della normale tassazione per le pubblicazioni standard. Una parte consistente dei fondi raccolti rimase quindi bloccata fino al 1981.
Fu un duro colpo per Harrison, che rimpianse per lungo tempo il fatto di aver organizzato il concerto in fretta (cinque settimane soltanto) e di non aver istituito, causa i tempi ristretti, una fondazione benefica a cui destinare subito e senza problemi tutti i fondi raccolti.
Da Living in the Material World alla fine degli anni settanta (1973 – 1979)
Come riflesso dei suoi interessi umanitari e soprattutto dopo le spiacevoli vicende fiscali seguite al Concerto per il Bangladesh, nell'aprile 1973 Harrison istituì la Material World Charitable Foundation, una fondazione con cui volle supportare attivamente vari progetti di beneficenza in tutto il mondo. Alla fondazione decise di donare i proventi derivanti dai diritti d'autore di alcune canzoni incluse nel suo album successivo, Living in the Material World, che ancora una volta fece registrare vendite molto alte, stimate in oltre quattro milioni di copie in tutto il mondo, anche grazie al successo del singolo Give Me Love (Give Me Peace On Earth) che arriva primo nella Billboard Hot 100. Dai testi di molte canzoni dell'album si capiva quanto Harrison fosse preoccupato per le condizioni del mondo e quanto fosse interessato alla spiritualità anziché alla materialità.
Nel 1974 Harrison fondò una propria etichetta discografica, la Dark Horse Records, la cui prima scrittura andò all'amico e maestro di sitar Ravi Shankar. Proprio con lui, tra novembre e dicembre di quell'anno, Harrison effettuò una tournée di cinquanta concerti tra gli Stati Uniti ed il Canada. L'evento promosse l'uscita dell'album Dark Horse e del singolo omonimo. Tuttavia, in quel periodo Harrison fu affetto da una persistente laringite e le sue performance vocali durante i concerti furono alquanto stentate. Decise comunque di portare a termine la tournée che, sebbene ben seguita dal pubblico, ricevette critiche pesantemente negative da parte della stampa americana. A causa di questa reazione negativa, le vendite del nuovo album furono seriamente compromesse (furono meno della metà di quelle dell'album precedente), così come fu messa in discussione addirittura la reputazione di Harrison nel music business internazionale.
Le critiche suscitate dal tour americano contribuirono, almeno in parte, a favorire il graduale distacco di Harrison dalla ribalta. Nella seconda metà degli anni settanta le sue apparizioni pubbliche furono sporadiche e tra esse si ricordano: una partecipazione televisiva al programma Saturday Night Live con Paul Simon nel 1976, una partecipazione allo special televisivo Ringo nel 1978 e, pochi mesi dopo, una piccola parte in All You Need Is Cash (1978), un graffiante film parodistico di Eric Idle (del gruppo di comici inglesi Monty Python) sulla storia dei Rutles, una banda fittizia che prendeva in giro i Beatles.
Harrison continuò a pubblicare nuovi album, registrati per lo più nel suo studio privato a Friar Park, uno tra i più sofisticati del mondo. Le vendite dei dischi si mantennero su livelli piuttosto buoni e gli fruttarono qualche altro successo di media classifica. Nel 1975 pubblicò l'album Extra Texture (Read All About It) che portò al successo il singolo You. L'anno seguente uscì, invece, Thirty-Three & 1/3 che portò al successo i singoli This Song e Crackerbox Palace.
Dall'ultima parte degli anni settanta Harrison iniziò a dedicare molto del suo tempo libero a due passatempi: le corse automobilistiche di Formula Uno (per cui fu ospite frequente tra il pubblico degli appassionati in varie parti del mondo) e la cura attenta per lo splendido parco della sua tenuta di Friar Park, nei pressi di Oxford. Alla fine del decennio, ad oltre due anni dall'album precedente, uscì l'album eponimo George Harrison (1979) che portò al successo il singolo Blow Away.
La HandMade Films (1978 - 1982)
Alla fine degli anni settanta, l'amicizia con il gruppo di comici Monty Python lo stimolò nel finanziare la produzione del film Life Of Brian (1978), inizialmente rifiutato dalla Warner Brothers. L'iniziativa ebbe successo tanto da indurlo a fondare con il socio Dennis O' Brien la casa di produzione HandMade Films, parte della Dark Horse Productions, con l'obiettivo di finanziare pellicole dal budget contenuto, che le case più grandi avrebbero magari rifiutato.
Successivamente, nel 1979 Harrison pubblicò, prima in edizione limitata (Genesis Publications) poi in edizione commerciale (1980), il libro I, Me, Mine, una breve ma celebre autobiografia in cui rivelava retroscena inediti e amari dell'epoca dei Beatles e del suo difficile rapporto con la fama e con lo show business, due realtà molto spesso accettate con riluttanza.
Da Somewhere in England agli anni del ritiro dalle scene (1981 – 1987)
Negli anni ottanta Harrison ridusse notevolmente l'attività musicale e si dedicò prevalentemente alla produzione cinematografica, ottenendo buoni successi internazionali soprattutto come produttore esecutivo dei film dei Monty Python. Nel corso della sua attività, la HandMade Films alternò pellicole di successo ad episodi meno fortunati. Verso la metà del decennio la casa di produzione di Harrison diventò una presenza importante nell'ambito del cinema indipendente britannico. Harrison fu costretto a vendere la HandMade Films nel 1994, per motivi economici.
Sul fronte discografico, l'album Somewhere in England (1981) subì parecchi ritardi ed uscì sul mercato in un'edizione differente da quella inizialmente prevista. La prima versione del disco fu infatti rifiutata dalla casa discografica, secondo la quale quattro canzoni in essa incluse erano al di sotto dello standard qualitativo di Harrison. Il musicista registrò quindi quattro nuovi brani in sostituzione di quelli scartati, tra i quali la bella All Those Years Ago, suo personale tributo all'ex-collega John Lennon, recentemente scomparso e inizialmente destinata al nuovo album di Ringo Starr. Il singolo, a cui parteciparono lo stesso Ringo, Paul e Linda McCartney, diventò un immediato successo, raggiungendo il primo posto in Canada, il secondo posto negli Stati Uniti e quasi tutte le Top 20 internazionali.
Nonostante il recente successo, Harrison si sentiva sempre più in difficoltà nel mettersi in relazione con il music business del tempo, di cui faceva parte suo malgrado. Per far fronte all'ultimo obbligo contrattuale con la Warner Brothers, nel 1982 registrò comunque l'album Gone Troppo per il quale, tuttavia, non volle effettuare alcuna promozione. Per questa ragione, una volta pubblicato, l'album fu un tremendo insuccesso: raggiunse soltanto la 108ª posizione nella classifica degli Stati Uniti e passò praticamente inosservato.
Trascorsero poi ben cinque anni durante i quali l'artista - a parte gli impegni nel campo della cinematografia - rimase lontano dalle cronache e fece parlare di sé assai di rado. Anche le sue apparizioni in pubblico furono scarse: le uniche degne di nota furono un'estemporanea presenza sul palco con i Deep Purple in Australia (1984), la partecipazione allo special televisivo Carl Perkins Tribute (1985) e la partecipazione al concerto per il decimo anniversario della fondazione benefica Prince's Trust (1987).
Rientro in scena (1987 - 1988)
Pubblicato alla fine del 1987, l'album Cloud Nine segnò il prepotente rientro di George Harrison sulla scena musicale ed ottenne un notevole successo, che riuscì a rinverdire antichi fasti. Prodotto insieme a Jeff Lynne, che collaborò anche alla scrittura dei brani, il disco si avvale della presenza di altri illustri colleghi quali Eric Clapton, Elton John, Gary Wright e Ringo Starr.
L'album si segnala, in particolare, per gli arrangiamenti curati e per le melodie fresche e briose, che hanno "aggiornato" la magia dei Beatles agli anni ottanta. Il singolo Got My Mind Set on You, cover di una vecchia canzone di Rudy Clark, riportò il nome di Harrison in vetta alla classifica statunitense dopo molto tempo. Buon successo ottenne anche la canzone When We Was Fab, in cui Harrison ricordava i tempi andati evocando intenzionalmente i Beatles. La canzone deve una parte della sua popolarità al sofisticato e divertente videoclip con cui fu promossa. Nel filmato assieme ad Harrison si vedono Ringo Starr nel ruolo del batterista, Jeff Lynne in quello di un suonatore di violino ed Elton John in quello di un passante che fa l'elemosina a Harrison non accorgendosi di essere derubato dallo stesso. Nel finale del brano (di stile molto "beatlesiano") si sente un assolo di sitar, suonato dallo stesso Harrison per evocare il suo importante periodo di sperimentazione orientale.
Il 25 febbraio 1988, giorno del suo 45º compleanno, Harrison fu ospite al Festival di Sanremo. In quell'occasione fu proiettato il videoclip di When We Was Fab, poi premiato dalla giuria del Festival come "Miglior Video dell'Anno".
I Traveling Wilburys (1988 - 1990)
Alla fine del 1988 suscitò sorpresa la partecipazione di Harrison a Traveling Wilburys (1988), un progetto discografico di moderna american music straordinariamente riuscito. L'album, che ottenne un notevole successo commerciale vendendo quasi sei milioni di copie in tutto il mondo, è accreditato ai fantomatici "fratelli Wilburys", sigla dietro la quale oltre all'ex-Beatle si celavano Bob Dylan, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbison il quale morì improvvisamente poche settimane dopo l'uscita del disco. Questo lavoro deve il suo successo critico e commerciale al fatto di essere riuscito a trarre il meglio da ciascuno dei musicisti coinvolti. In effetti, ottenne un riscontro di vendite superiore a quello che avevano ottenuto (o che avrebbero potuto ottenere) gli album solisti di ciascun componente del gruppo.
Le critiche che in passato avevano messo in ombra una parte della produzione di Harrison erano ormai un lontano ricordo. Anche Paul McCartney, dopo tanti anni, gli propose di tornare a comporre insieme. Harrison tuttavia rifiutò e preferì continuare a lavorare in altre occasioni con i suoi più recenti collaboratori, che avevano invece apprezzato il suo talento da sempre senza mai criticarlo. Nel periodo, Harrison seguì ancora i "Fratelli" anche in alcuni loro progetti solisti, contribuendo agli album Full Moon Fever di Tom Petty, Mystery Girl di Roy Orbison nel 1989 ed a Under the Red Sky di Bob Dylan l'anno successivo.
Sempre nel 1989, il termine del secondo decennio di carriera individuale fu onorato con la pubblicazione di un'antologia, Best of Dark Horse 1976-1989, che raccoglie i brani più importanti del periodo e include due canzoni nuove.
Dal tour in Giappone alla Beatles Anthology (1990 - 1997)
A molto tempo ormai dai fasti dei Beatles, negli anni novanta George Harrison, ormai appagato sotto molti punti di vista, si divise comodamente tra i consueti impegni nel campo della cinematografia ed una comoda attività musicale. L'unico risultato in studio fu il secondo capitolo della saga dei Traveling Wilburys, ironicamente intitolato Traveling Wilburys Vol. 3 (1990), che ottenne un confortante successo commerciale. Il disco è dedicato allo scomparso Roy Orbison ed è realizzato sempre in compagnia dei "fratelli" Bob Dylan, Tom Petty e Jeff Lynne. Quest'ultimo produsse il lavoro assieme ad Harrison.
Espletati gli impegni con la "famiglia" Wilbury, nel dicembre 1991 il chitarrista, convinto da Eric Clapton, decise di affrontare nuovamente il pubblico, a tanti anni dall'ultima tournée. La mossa fu comunque criticata dai media, visto che Harrison optò solo per alcune date da effettuarsi in Giappone. Ad accompagnarlo c'erano l'amico di sempre Eric Clapton e la sua band, un gruppo di musicisti di prima scelta in cui si segnala Chuck Leavell alle tastiere. Il risultato discografico fu il doppio album Live In Japan (1992) che, nonostante le critiche positive, nulla aggiunse alle fortune dell'ex-Beatle. Poco dopo la tournée giapponese, il 6 aprile 1992, Harrison suonò dal vivo alla Royal Albert Hall di Londra. Il concerto faceva parte delle attività promozionali per il lancio del NLP, Natural Law Party (Partito della Legge Naturale), ideologia dietro la quale si celava ancora una volta l'anziano Maharishi. Successivamente, un altro impegno di rilievo fu la sua partecipazione al concerto di tributo alla trentennale carriera dell'amico Bob Dylan realizzato al Madison Square Garden di New York il 16 ottobre 1992 e trasmesso in TV via satellite. Le registrazioni del concerto furono pubblicate sul doppio album dal vivo Bob Dylan - The 30th Anniversary Concert Celebration (1993). Verso la fine dell'anno, il 6 dicembre, Harrison fu poi il primo musicista insignito del "Century Award", prestigioso riconoscimento alla carriera da parte della rivista statunitense Billboard.
Nel 1994, a causa di problemi finanziari, Harrison fu costretto a vendere la HandMade Films. La spiacevole vicenda portò con sé strascichi legali destinati a durare a lungo.
Quello stesso anno, il chitarrista tornò in studio di registrazione insieme con Paul McCartney e Ringo Starr per il progetto Anthology dei Beatles, realizzato tra il 1995 ed il 1996 in un film-documentario e ben tre doppi album. Nonostante le critiche controverse, il progetto ha avuto il potere di consolidare ulteriormente il mito del più famoso gruppo musicale del Novecento.
George appare in alcuni momenti molto sarcastico nel ricordare i vecchi tempi. … Noooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!
Gli ultimi anni (1998 - 2001)
Il meditativo Harrison, come di consueto, tra un progetto e l'altro non fece parlare molto di sé. Dopo l'Anthology dei Beatles, nel 1995 lavorò alla compilazione di In Celebration, un box antologico di Ravi Shankar. Nelle note di copertina del cofanetto ebbe il privilegio di essere definito il vero padrino della world music. Lavorò poi alla produzione di Chants of India (1997), un nuovo album di studio del musicista indiano.
Nel 1998, da un'intervista concessa dallo stesso Harrison, si venne a sapere che il musicista aveva recentemente sofferto di un tumore alla gola provocato, a suo dire, dal fatto di aver ripreso a fumare. Fu uno spiacevole ostacolo, che per un periodo ne bloccò l'attività musicale. Harrison rincuorò comunque i suoi fan, dichiarandosi completamente guarito.
Il 30 dicembre 1999 il musicista subì un'aggressione da uno squilibrato, tale Michael Abram, che lo pugnalò svariate volte al torace, introdottosi nella sua residenza inglese nel corso della notte sfondando una delle porte a vetro. Fu salvato dalla moglie Olivia, che colpì l'aggressore sulla testa con un attizzatoio.
Nel 2000 Harrison curò personalmente la realizzazione di una edizione rimasterizzata del celebre album All Things Must Pass, pubblicata all'inizio del 2001, nella quale tra l'altro aggiunse My Sweet Lord 2000, una nuova versione di My Sweet Lord. Harrison annunciò inoltre l'imminente pubblicazione di un nuovo album unitamente ad un box antologico con nuove ristampe degli album del catalogo Dark Horse Records.
Gli anni successivi alla scomparsa
Contemporaneamente alla pubblicazione di Brainwashed, la moglie Olivia ed Eric Clapton hanno organizzato un concerto in tributo alla sua memoria, Concert for George, svoltosi alla Royal Albert Hall di Londra il 29 novembre 2002. La registrazione è stata pubblicata sull'album Concert for George (2003). All'evento hanno partecipato Ravi Shankar, Paul McCartney, Ringo Starr, Eric Clapton, Tom Petty, Jeff Lynne, Gary Brooker, Billy Preston, Albert Lee, Joe Brown, Anoushka Shankar e il figlio Dhani. È spiccata la grande assenza di Bob Dylan.
All'inizio del 2004 è stato pubblicato il cofanetto The Dark Horse Years - 1976-1992, contenente le nuove ristampe degli album da Thirty-Three & 1/3 a Live in Japan, di cui Harrison aveva già parlato intorno al 2000. Tutti gli album del periodo (fuori catalogo da alcuni anni) sono stati quindi reimmessi sul mercato accompagnati da un interessante DVD con interviste inedite e divertenti video promozionali di alcune canzoni.
A ottobre 2005, infine, il concerto per il Bangladesh (album e film) è stato nuovamente pubblicato sia su doppio CD sia su DVD.
Nel settembre 2006 è stata pubblicata la versione rimasterizzata di Living in the Material World del 1973 (in versione normale e in formato deluxe).
Il 29 novembre 2006, a cinque anni esatti dalla scomparsa di George Harrison, Editori Riuniti (Collana Pensieri e Parole) pubblica Le Canzoni di George Harrison di Michelangelo Iossa, il primo libro italiano che analizza i testi di tutti i brani del canzoniere harrisoniano, dal periodo-Beatles sino alle produzioni postume.
Nell'ottobre del 2011 è stato rilasciato un documentario su George Harrison, diretto da Martin Scorsese, intitolato George Harrison: Living in the Material World.