Post by Martha on Nov 17, 2015 8:59:35 GMT 1
Il musicista è morto all'età di 85 anni nella sua casa del New Jersey, Stati Uniti, a causa di un ictus. L'11 settembre 1962 fu convocato in extremis da George Martin negli studi di Abbey Road per completare la sezione ritmica al posto di Ringo Starr
È morto all'età di 85 anni a Caldwell, New Jersey, il batterista Andy White: secondo familairi e colleghi, è stato stroncato da un ictus. Artista ben noto negli ambienti musicali professionistici, dove suonò accanto a numerose star, non riuscì invece mai a raggiungere la fama presso il grande pubblico. Tranne che in un'unica, irripetibile occasione: quando, l'11 settembre 1962, fu convocato in extremis ai celebri studi londinesi di Abbey Road per sostituire Ringo Starr nella registrazione di Love Me Do e P. S I Love You, primi brani mai incisi dai Beatles.
L'opportunità gli arrivò grazie alla diffidenza del produttore George Martin nei confronti di Ringo Starr, di cui non apprezzava la tecnica. In realtà Ringo si era unito ai Fab Four solo da pochissimo tempo, avvicendando Pete Best inviso agli altri, e non aveva ancora avuto modo di integrarsi con il resto del gruppo. Così Martin incaricò uno dei propri assistenti, Ron Richards (futuro scopritore degli Hollies di Graham Nash), di rivolgersi al sindacato cui era iscritto White per trovare un sostituto. I due già si conoscevano e Richards gli offrì una scrittura per tre ore di lavoro con l'etichetta Emi. Ecco come divenne "Beatle per un giorno".
White si sedette dietro a piatti e tamburi, mentre Ringo fu dirottato al tamburello. Lo stesso avvenne per il lato B, P. S. I Love You. Ben presto però Ringo si fece largo, ottenendo finalmente l'apprezzamento del produttore e recuperando il suo posto. Fu quindi lui a suonare sulla versione dei brani inclusa poi nel primo album del quartetto di Liverpool, Please Please Me. Quella con White rimase confinata su 45 giri per decenni, finché non fu inclusa in alcune tarde antologie, ma tant'è: il suo spicchio di gloria ormai se lo era conquistato. "Avevo sentito parlare dei Beatles perché la mia prima moglie, Lynne, era di Liverpool anche lei e me li aveva menzionati, ma non ne sapevo granché", avrebbe dichiarato cinquant'anni dopo in un'intervista al Daily Record, tabloid della natia Glasgow. L'impressione, a dispetto del breve tempo trascorso insieme, fu comunque positiva: "Si percepiva che loro erano qualcosa di diverso, di molto speciale.
Certo", aggiunse, "non immaginavo proprio quanto speciali sarebbero diventati".
Conclusa la magica parentesi, White tornò alla sua carriera di session-man e a insegnare, da buon scozzese, oltre alle percussioni pure la cornamusa. Continuò a fare la spola tra le due sponde dell'Oceano Atlantico. Nel 1965 partecipò alla realizzazione di It's Not Unusual, uno dei maggiori successi di Tom Jones. Mise le sue bacchette a disposizione, tra gli altri, di Burt Bacharach, Rod Stewart, degli Herman's Hermits, come già aveva fatto con Chuck Berry, Bill Fury, i Platters e Bill Haley & His Comets, considerati i primissimi capiscuola del rock'n'roll. Accompagnò persino un'ormai più che matura Marlene Dietrich nei suoi spettacoli di cabaret tedesco.
Infine si ritirò, stabilendosi definitivamente negli Usa. Neppure allora volle però separarsi dal proprio feticcio, un adesivo con cui aveva ornato il paraurti dell'auto: "5th Beatle", c'era scritto. Glielo aveva regalato un suo studente, ammirato.